di Cristina Franco
Caro Roberto,
ti mando un bel contributo su alcune questioni giuridiche riguardanti Israele, che mi sembra di particolare rilevanza in questo momento. L’articolo di Cristina Franco è già uscito sul sito dell’Associazione Italia-Israele, e so che Utopia Rossa in genere non riproduce articoli apparsi altrove; ma in questo caso forse si può fare uno strappo alla regola.
Nei confronti di Israele funziona una cosa molto strana, che non si riscontra in altri casi: tu, io e tanti altri critichiamo Putin e la Federazione russa per l’aggressione all’Ucraina, chiediamo il ritiro delle sue truppe entro i propri confini, e magari un risarcimento all’Ucraina; ma non ci dedichiamo a proporre che la Russia venga distrutta.
Si può concordare o meno con le scelte dei vari governi israeliani sia sul piano interno che nei confronti degli stati vicini. Ma le richieste che vengono fatte a Israele non vengono fatte a nessun altro.
L’ISIS ha appena rivendicato un atroce massacro a Mosca.
Puoi immaginare qualcuno che dica: “In seguito al terribile attacco compiuto dall'ISIS a Mosca, invitiamo i russi a dar prova di moderazione e ad agire solo in conformità con le leggi internazionali. Chiediamo un cessate il fuoco immediato tra le parti. Inoltre, in Russia dovrebbe essere creato uno Stato libero dedicato all’Isis, ovvero due Stati per due popoli. Chiediamo ai russi di garantire una fornitura regolare di camion con cibo, carburante e attrezzature mediche ai membri dell’Isis fino a quando la questione non sarà risolta”.
Ma questo è proprio quello che si chiede ad Israele nei confronti di Hamas!
L’autrice è un avvocato di Savona, responsabile locale di Italia-Israele da alcuni anni, e molto attiva in iniziative che un tempo avremmo chiamato “di controinformazione”.
In particolare segnalo a te e ai lettori di Utopia Rossa il 5 aprile la proiezione in anteprima di un film sulle atrocità del 7 ottobre 2023, che si terrà alle 18.00 nella sede della Provincia di Savona.
Un caro saluto,
Luciano Dondero
È sempre più evidente il fatto che ci siano due categorie di diritto internazionale: quello che vale per tutti i paesi del mondo e quello appositamente tailor made che si applica e la cui ottemperanza è richiesta solo a Israele.
Preliminarmente, pare curioso che si debba invocare il diritto internazionale rispetto ad Israele allorché questo si stia confrontando con un’organizzazione terroristica come Hamas, che disconosce e calpesta qualsiasi ipotesi di diritto, umanitario e internazionale, che massacra, tortura, umilia e sequestra civili innocenti, fra i quali anziani donne e bambini, civili di cui non solo accetta la sofferenza ma di cui cerca la sofferenza. Secondo l’ordinamento internazionale, chi compie simili barbarie potrebbe e dovrebbe essere incriminato e giudicato e condannato da qualsiasi tribunale penale nazionale.
E la questione del diritto internazionale non è di poco conto, a maggior ragione per un piccolo paese che vive di commercio e relazioni con altri paesi e rispetto al quale il marchio di “illegittimità” rispetto al diritto internazionale apre voragini nelle sue stesse chances di difesa e persino di esistenza. Questo è ben noto ai nemici di Israele ed è per questo che ogni loro sforzo di comunicazione è concentrato sulla bollatura di qualsiasi attività o aspetto della vita e delle relazioni di Israele come “illegittimi”. A questo scopo, con la complicità nemmeno tanto mascherata di numerosi attori internazionali, deformando il diritto internazionale esistente ne creano uno ad hoc applicabile solo a Israele. Gli esempi sono numerosi.